Start up innovative: il grande potenziale delle donne
Nonostante quello dell’innovazione sia per una donna un mondo difficile da affrontare, sia per motivazioni culturali (come può essere ad esempio una scarsa confidenza con l'ambiente scientifico dettata dalla popolare convinzione che una donna debba soltanto occuparsi di discipline umanistiche), sia per questioni di retaggio antropologico (come ad esempio l'atavica convinzione che una donna conti la metà di un uomo e quindi debba impegnarsi il doppio di lui per essere presa in considerazione), le Donne che innovano ci sono.
Il dato sulle start-up innovative delle donne è in costante crescita: questo è quello che emerge dal Report dell’Unioncamere 2015 e 2016. Le Start up innovative delle donne non pesano ancora tanto sul tessuto imprenditoriale italiano, ma sono in crescita e si stanno facendo strada anche nella produzione di software, nella ricerca e sviluppo e nei servizi di ICT che sono i settori del futuro.
Una community di gran lunga meno popolata di quella degli uomini che tuttavia in un anno è cresciuta del 50%. Dal Report emerge anche che circa 3 startupper donna su 4 scelgono di operare sotto forma di società a responsabilità limitata e, per dare avvio alla propria impresa, Milano è in testa, per numerosità delle nuove imprese innovative condotte da donne (30,2%), seguita dal Mezzogiorno (24,4) e dal Centro (23,6%). Mentre il Nord est è il fanalino di coda dell’innovazione al femminile (21,9%). Start up Innovative delle donne - Report 2015 Unioncamere.
Nella sezione del Registro delle imprese riservata alle start up innovative - si spiega nel rapporto - si contavano, al primo trimestre 2017, 918 imprese a prevalenza femminile su un totale di 6.880, pari al 13,3% sul totale. Produzione di software, consulenza informatica, ricerca e sviluppo e servizi ICT sono fra i principali ambiti di attività prescelti dalle imprese guidate da donne.
A giocare un ruolo decisivo, il programma di finanziamento Smart & Start dedicato proprio alle start up innovative. In generale, a giugno di quest'anno il numero delle imprese finanziate ha raggiunto quota 761, con 242 milioni di euro in investimenti attivati e 230 milioni di agevolazioni concesse. L'occupazione generata da queste aziende supera le 3.600 unità. Fra i settori innovativi quello delle web technologies copre il 45% delle imprese, mentre gli altri settori come bioscienze, smart cities ed energia si aggirano intorno al 10%.
La ricerca dei capitali e la difficoltà nel ricevere fondi è una nota dolente
Quanto a capitali iniziali risulta che le donne investono somme di circa 10.000 euro. Investimenti certamente limitati, ma è ben noto come il reperimento dei capitali sia tra le maggiori difficoltà che le donne incontrano nell’avviare un’impresa e il mondo del venture capital è ancora molto maschile e ostile.
Concrete e realiste quando guidano un’impresa, le donne sembrano superare difficoltà meglio degli uomini e presentano rischi di fallimento inferiori e pertanto risultano buone pagatrici. A rilevare il fenomeno è il Rapporto realizzato da Censis - Confcooperative "Donne al lavoro, la scelta di fare l'impresa", che sottolinea la maggiore capacità delle imprese guidate da donne di reagire alla crisi. Questo è senz’altro un aspetto interessante per chi decide di investire sulle startup femminili e andrebbe valutato.
Dalla recente indagine di Indagine Talent Garden e IMB sui temi più discussi, che ha osservato un milione di tweet scambiati, viene confermato che mentre gli uomini si concentrano di più sui temi legati al FinTech e alla Cybersecurity, le donne parlano di crowdfunding, sharing economy e open innovation. Evinciamo così, ancora una volta, come il reperimento delle fonti finanziarie sia per le donne una priorità assoluta.
Tuttavia, a dispetto di una realtà che si presenta per le donne ancora difficile, esse continuano ad impegnarsi alacremente. Anche negli studi è ben noto che le studentesse italiane si laureano prima e meglio dei loro colleghi maschi ma, ancora oggi nel 2017, fanno molta più fatica a trovare lavoro: le differenze di trattamento sulla base di politiche ai limiti del discriminatorio a svantaggio delle donne sono una costante amarissima nel mondo del lavoro in Italia. E la motivazione, ahimè, è la più antica che ci sia: le aziende temono di dover affrontare il periodo della maternità delle proprie dipendenti. Per loro assumere una donna giovane è un rischio, perché significa mettere in conto gravidanze e tutto quello che ad esse è correlato, ivi compreso il tradizionale sobbarcarsi della cura dei figli da parte delle madri. Questo purtroppo perché le politiche in Italia non investono adeguatamente in politiche per la famiglia che potrebbero aiutare le donne, e le giovani coppie in genere, a gestire meglio la conciliazione lavoro e attività familiari. Cinicamente parlando, oggi, assumere un uomo è molto meno rischioso per un’azienda. In tal modo le aziende non assumono e le banche rifiutano i finanziamenti alle donne per lo stesso motivo. Vedasi l’intervista alla startupper Giulia Baccarin, CEO di MIPU, per comprendere cosa può capitare alle donne.
Quali sono ora i settori più promettenti per lo sviluppo delle start up innovative?
Quali settori stanno mostrando trend di crescita dove le donne potrebbero trovare idee per avviare una startup?
Uno degli ambiti su cui puntare è quello delle tecnologie big data, ovvero ricerca e sviluppo di tutte quelle tecnologie che servono all'analisi dei dati derivanti da statistiche, indagini di mercato o studi multidisciplinari e che saranno sempre più indispensabili. Anche il settore agroalimentare è un terreno fertile in cui far nascere una startup, con la sua ampia varietà interna di campi in cui promuovere e sviluppare un'integrazione tra tecnologia avanzatissima e ritmi della campagna. In forte crescita c'è pure il mercato delle locazioni a breve termine e qui una startup potrebbe occuparsi della progettazione e dell'ideazione di software adatti non solo alla gestione meramente economica delle locazioni, ma anche orientati alla soluzione di aspetti burocratici e non. Un trend di crescita molto positivo lo sta avendo anche il mercato delle imprese per lo sviluppo delle economie nei Paesi del cosiddetto Terzo Mondo: unire tecnologia, finanza e sociale è un sogno di molti, e una startupper lo potrebbe fare, magari studiando tecnologie ad hoc per aiutare a conciliare queste istanze ed offrire quindi a un'impresa un pacchetto di software gestionale all'avanguardia. Infine, anche riciclare e occuparsi di ecologia e tutela ambientale può fornire campi applicativi interessanti a chi vuole lanciare una startup della green economy, puntando su una realtà economica spesso sottovalutata, ma assolutamente chiave, in un mondo in cui si producono sempre più rifiuti, a volte di difficile smaltimento.
Mercati assai poco "femminili" perché realtà ancora troppo spesso avocati dagli uomini sono quelli della tecnologia più sofisticata: biotecnologie, robotica, bioingegneria, biomedicina. Sembrano essere lontani anni luce dalle concezioni e dalle inclinazioni delle donne, magari più orientate verso l'e-commerce o verso il tech-food, però vale la pena di incominciare ad interessarsene e di iniziare qualche approccio: sono i settori del futuro, dove ci saranno le migliori offerte d’investimento e opportunità di fare business e una donna startupper non può e non deve perdere questo treno.
Per avviare, gestire ed espandere una startup ci sono molti step da affrontare
I passi per avviare una start up sono vari ma è possibile affrontarli con successo, volta per volta. In fondo, già tante lo stanno facendo. La realtà con cui una startupper si trova a confrontarsi oggi è molto fluida, dinamica e in costante mutamento, quindi, saperla leggere richiede una sensibilità, una perspicacia e una lungimiranza molto sviluppate. Soprattutto perché, un progetto di start up, più che un'azienda tradizionalmente definita e strutturata, è un vero e proprio laboratorio di business e di ricerca di soluzioni innovative.
Una start up è una realtà agile e flessibile, in grado di creare e sviluppare nuove competenze, nuove visioni del mercato ed è capace di attirare gli investimenti di capitali sia da parte delle istituzioni che da parte di imprese private, i cosiddetti "venture capital”. Diversamente dalla small business che mira alla crescita costante e alla stabilità, la start up innovativa tende alla crescita rapida e ha una visione d’impresa globale.
Quella della start up è una realtà sicuramente molto stimolante, tuttavia, non è una condizione facile. In Italia, circa la metà delle start up che vengono aperte – o che sono state aperte negli anni scorsi – riesce a superare l'impatto con il mercato; ancora meno sono quelle che passano dalla fase di start up a quella di scale up ed è ancora inferiore il numero di quelle che si trasformano in aziende di livello superiore, facendo l'agognato salto di qualità. Pertanto, una donna che senta in sé la vocazione imprenditoriale, che abbia un'idea tecnologicamente innovativa e che voglia avviare una propria start up, deve confrontarsi con una realtà complessa in cui sopravvivere è duro.
Essere consapevoli delle difficoltà significa partire con i piedi ben piantati per terra e non fare il passo più lungo della gamba. Confrontarsi con il mercato richiede idee chiare, volontà ferrea e voglia di farcela, oltre ad una buona dose di lungimiranza.
Le start up femminili oggi sono ancora una minoranza, ma lo spazio c’è e ci sono paesi accoglienti che offrono tutti i servizi necessari per aprire una start up di successo, dagli acceleratori alla ricerca di capitali. Perché, dunque, rinunciare in partenza al proprio sogno? Raccogliere la sfida e avviare una startup.
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