Il Lavoro autonomo in Italia
Quando si parla di lavoro, soprattutto in Italia, nonostante la crisi che ha investito il mercato, si continua a pensare al posto fisso.
E’ difficile sradicare un’abitudine assodata da più di un ventennio, tuttavia i dati del SOLE24ORE registrano nel Febbraio 2019 una crescita del 71% rispetto all’anno passato.
Lavoro autonomo vs subordinato
Se il dato sopra evidenziato può farci finalmente sorridere, è innegabile che il posto fisso rimane ancora la meta più ambita della gran parte dei lavoratori.
Eppure, molti sono i vantaggi che è possibile annoverare fra i principali motivi per un passaggio a un lavoro autonomo:
- Smart working e dunque lavoro da casa
- Orari flessibili
- Periodi di ferie non soggetti a turnazioni
- Maggiori possibilità di networking
- Possibilità di partecipare a bandi per prestiti a fondo perduto
Pertanto sono frequenti le domande: - Come faccio ad avviare un’attività tutta mia? Che tipo di attività conviene per il lavoro autonomo? È preferibile un’attività di lavoro autonomo professionale o imprenditoriale?
Lavoro autonomo professionale o imprenditoriale: Distinzioni fra i due.
Se nel primo caso, la professionista può avviare un’attività e decidere se aprire una partita iva o meno, nel secondo, dovrà necessariamente aprirla. Nel lavoro autonomo, infatti, si dovrà fare una previsione dei guadagni potenzialii, capire se conviene di più farsi pagare con una ritenuta d’acconto o aprire una partita iva e se seguire il regime ordinario o forfettario.
Per l’aspirante imprenditrice invece, la via maestra è comunque la partita iva e dovrà iscriversi alla Camera di Commercio competente per territorio
Lavoro autonomo: meglio la ritenuta d’acconto o la partita iva?
Come anticipavamo pocanzi, la lavoratrice autonoma può scegliere se essere retribuita attraverso la ritenuta d’acconto e bypassare l’apertura della partita iva. Per seguire questa strada però ci sono alcuni vincoli che un lavoratore autonomo deve rispettare e sono i seguenti:
- Guadagno non superiore ai 5000 Euro annuali
- Rapporto occasionale non superiore ai 30 giorni con medesimo committente
Inoltre, a livello operativo, sarà il committente a versare all’erario tramite un F24, il 20% di iva sul totale della prestazione e dovrà farlo entro il 16 del mese successivo alla data del pagamento effettuato.
Infine, sarà sempre il committente, entro il 28 Febbraio dell'anno successivo, a fornire al lavoratore autonomo la certificazione che attesta che il versamento della ritenuta è stato effettuato.
Quando e perché aprire una Partita Iva?
I vincoli stringenti inerenti i guadagni annuali e soprattutto temporali, portano molti lavoratori ad aprire una partita iva, che non è altri, che un numero di 11 cifre che identifica il singolo contribuente. L’apertura è gratuita e viene fatta presso l’Agenzia delle Entrate, mentre diversi sono invece i costi ad essa associati, che variano per esempio in base a fatturato e tipologia di attività.
Per aprirla si possono seguire tre iter:
- Apertura presso Agenzia delle entrate con modulo (AA9/12)
- Invio modulo e fotocopia Documento di riconoscimento con raccomandata con ricevuta di ritorno
- Richiesta telematica
Una volta aperta, si dovrà individuare il codice ATECO (vedi qui Istat o anche su Infocamere), un codice che identifica le attività economiche su tutto il territorio Nazionale.
Il codice si rifà alla nomenclatura Europea di riferimento Nace Rev. 2 pubblicata sull’Offical Journal nel 2006 Regolamento (CE) n.1893/2006.
Scegliere il regime ordinario o forfettario? Che tipo di vantaggi avrò?
Il regime ordinario, garantisce la possibilità di detrarre una lunga lista di spese, come acquisto immobili, materie prime, tecnologiche, ecc.
Il regime forfettario invece non dà diritto ad alcuna detrazione, tranne quelle delle spese forfettarie che vengono riconosciute in base a un coefficiente di redditività (vedi tabella ATECO).
Tuttavia, questo tipo di regime, detto anche agevolato, restituisce altri vantaggi:
- Possibilità di emettere fatture senza iva
- Riduzione dell’aliquota al 5% per i primi 5 anni, per poi passare al 15% (imposta sostitutiva) definitvamente.
- Meno adempimenti fiscali obbligatori
- Obblighi di un’attività imprenditoriale rispetto a quelle di un lavoro autonomo
Sicuramente il grosso degli obblighi, deriva dal fatto che ci si dovrà dotare di varie funzioni aziendali e sarà necessario dotarsi di risorse economiche, umane e tecnologiche che possano essere in grado di penetrare il mercato.
A differenza del lavoro autonomo, per un’attività imprenditoriale oltre all’apertura della P. IVA, si dovrà effettuare l’iscrizione alla Camera di Commercio competente per territorio.
Inoltre, si dovranno espletare le procedure burocratiche per la registrazione all’Inps e per la copertura assicurativa dei dipendenti.
Aprire la partita iva, conviene?
Per tutte le motivazioni elencate nel pargrafo precedente, aprire una partita iva sicuramente conviene, ma è necessario individuare la giusta formula per la propria attività commerciale.
Del resto attività autonoma e attività imprenditoriale non sono la stessa cosa e le regole del gioco sono molto diverse.
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