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 Counsellor e benessere personale. Cambiamento, motivazione, autosviluppo: come attivare le risorse spinti dalla paura.

Counsellor e benessere personale.  Come attivare le risorse spinti dalla paura. < E se io sto male? E se sta male il mio bambino e io non ho più ferie per stargli accanto? E se non ho i soldi per una babysitter? Quando morirò, sarà già autonomo?…>, così Laura, mamma single (da “Donne al timone” di J. Stevani  Psicologia contemporanea Ed. Giunti n. 195/2006).

La paura è uno stato mentale. Però è anche un forte attivatore dei meccanismi di difesa personale e di processi di cambiamento. E’ bene quindi, e anche utile, tenere in cosiderazione e riconoscere le proprie paure per affrontarle e farle diventare una fonte di miglioramento personale.

Di che cosa si ha paura? Di ammalarsi, di non essere all’altezza del compito, degli insetti, di non avere sufficiente denaro, di volare, di cambiare….. Dalle paure esistenziali e quelle legate ad elementi esogeni le paure fanno parte dei comportamenti che se autolimitanti possono comporomettere il quotidiano “fare” all’interno delle relazioni sociali e azioni quotidiane.

La paura è un’ emozione di base che  aiuta a sviluppare la capacità di non avvicinarsi al fuoco perché brucia e di gridare all’impazzata se un bruto si avvicina minaccioso. E’ quindi l’istinto vitale che si affaccia a proteggere gli individui.  Certamente “troppa” paura o “troppe” paure non aiutano a mantenere lo stato di benessere psicofisico che è auspicabile nella vita personale e all’interno dei luoghi di lavoro. La gestione delle proprie paure fa parte dei “compiti” che ciascun individuo adulto può acquisire per essere una persona migliore e generare processi di cambiamento positivo. Soprattutto se  le sue azioni sono da modello per giovani o risorse umane che lo imitano. Sia come genitori che come manager che come lavoratori al contatto con il pubblico è funzionale riconoscere le proprie paure, affrontarle e gestirle in modo tale da non trasferirle ad altri. Per non  limitare il raggiungimento degli obiettivi personali e professionali.

Nel percorso di counselling individuale e di gruppo l’individuo è acompagnato nell’ esplorazione di:

  • come vede se stesso (il concetto di sé);
  • i principi in cui crede fermamente e a cui non rinuncia (i valori personali, anche se differenti da quelli del contesto in cui si trova nel qui e ora);
  •  come appare agli altri (i tratti di personalità che gli altri vedono e riconoscono);
  •  le forme di espressione di sé (nel lavoro, nelle relazioni sociali, nella famiglia, negli hobbies).

Nell’ esplorazione possono venir fuori paure profonde ed antiche che talvolta non appartengono all’individuo ma alla sua famiglia o alle persone che più strettamente ha frequentato, imitato. Riconoscere le paure  ed affrontarle vuol dire liberarsi dai legacci per la libera espressione di sé e prendere coscienza delle proprie possibilità di riuscire a portare a termine un compito. Autosviluppo (liberarsi dal viluppo) ed autoefficacia (capacità cognitive, sociali, fisiche, ecc. acquisite mediante esperienza) sono la base del cambiamento  per vivere meglio.   

Il counsellor aiuta la persona ad esplorare:

a)    le esperienze precedenti in cui è riuscito ed anche in quelle in cui ha fallito e capire perché

b)    quali sono i patterns di comportamento che l’individuo adotta in certe situazioni ed in certi contesti

c)    la persusione degli altri (“se gli altri ce la fanno ce la posso fare anche io”; “se gli altri non ce la fanno, non ce la posso fare neanche io”)

d)    i fattori fisici ed emotivi ( uno stato di malessere può spesso “giustificare” un insuccesso).

 Analizzare le proprie capacità in termini di aspettative possibili nella pianificazione di un obiettivo, attivare le risorse per colmare eventuali gaps di capacità con l’aiuto di altri o con il potenziamento delle proprie, acquisire i modelli di riferimento di persone autoefficaci possono correggere  la mancanza di fiducia e migliorare la gestione delle azioni personali e professionali.

< Mia madre mi incoraggiava a esplorare la città, a prendere il bus ed andare a guardare L. Bernstein che dirigeva i concerti dei giovani musicisti, o mi diceva di andare nei musei o al planetario, o Central Park o a Coney Island. C’erano sempre nuove cose  da scoprire, e lei mi incoraggiava a fare tante domande…..

Quando eravamo piccoli, mia madre ha trasmesso a me e mio fratello l’idea di cosa potesse e dovesse essere la vita, e di come potessimo prendervi parte. Non mi è mai stato lasciato intendere che non potessi essere esattamente ciò che desideravo> così cita Whoopy Goldberg in una intervista (da “Comportamento Organizzativo” R. Kreitner e A. Kinicki Ed. Apogeo).

Zila Carnevale
Formatrice e Counsellor ad approccio umanistico integrato
e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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