Ricerche in rete e Big Data: trasformare le informazioni in business
Circa 3,7 miliardi di persone al mondo hanno una connessione internet e ovviamente sono i paesi ricchi che fanno la differenza. In Italia 40 milioni di persone ogni giorno accedono a internet, gli italiani passano 13 ore al mese su Facebook, 9,40 ore su Whatsapp, oltre 2 ore su Instagram e a questi si aggiungono altri strumenti social poco conosciuti. In tutto questo lasso di tempo vengono raccolte informazioni ad esempio attraverso i cookies e le stesse vengono poi cedute a terzi. Tale mole di informazioni viene analizzata con l'obiettivo di fornire servizi rispondenti alle esigenze manifestate con le ricerche in rete. Un numero d’informazioni rilevante che per trasformarsi in annunci pubblicitari performanti ha bisogno di bravi analisti. Nascono così gli esperti in Big Data e Data Science e sempre più spesso si tratta di donne, che si mostrano aperte a nuove possibilità e che hanno trovato in rete un settore in cui sono particolarmente gratificate.
Big data, Big Data Analytics e Big Data Analyst. Di cosa si tratta esattamente?
Per dare una definizione dei big data molto semplice è possibile dire che big data significa raccolta e analisi di una grandissima quantità di dati.
In una società digitalizzata in cui quasi ogni acquisto di prodotto e servizio avviene tramite la rete, anche il semplice cercare informazioni per poi tramutare i dati raccolti in scelte della vita quotidiana, è molto importante per tutte le aziende. Piccole o grandi che esse siano, avere dei dati che provengano dalla rete è necessario. I dati così raccolti vengono definiti Big Data. Ovviamente i dati non devono essere solo raccolti, ma anche analizzati a fondo, attraverso diverse prospettive e per poter fare questo c'è bisogno di professionisti con una formazione adeguata.
Da questa esigenza nascono corsi di formazione e master anche in Italia, chiara dimostrazione che, seppure da considerare ancora mosche bianche, questa cultura inizia a diffondersi. Ad esempio l'Università Bicocca di Milano sta già provvedendo con diverse iniziative, come pure l’Università di Tor Vergata a Roma.
In definitiva Big Data e Big Data analyst faranno senz’altro parte dei Lavori del futuro.
Nell’analisi dei Big Data le donne possono contare su sostanziosi guadagni
Qualificarsi, in questa professione è molto importante, perché le aziende sempre più frequentemente ricercano Big Data analist all'interno dei loro team e soprattutto, essendo questa una posizione strategica in cui vi sono ancora pochi professionisti qualificati, le aziende sono disposte a pagare bene. Una buona professionista nei Big Data Analytics (processo di raccolta e analisi di grandi volumi di dati per estrarre informazioni) riesce a intercettare desideri e bisogni dei consumatori e quindi consente a questi ultimi, di offrire la risposta in anticipo, andando così a implementare la quota di mercato. Insomma avere un analista al proprio fianco vuol dire far aumentare la domanda, impedire, in un clima concorrenziale elevato e globale, che la propria azienda esca dal mercato senza neanche aver capito quale sia il punto debole della propria strategia di marketing.
Una Big Data Analyst non si limita a raccogliere i dati, che a prima vista possono sembrare confusi, ma deve analizzarli a fondo cercando di capire l'origine degli stessi ed eliminando le eventuali anomalie. Superata questa prima operazione, che potremmo chiamare di "purificazione", si passa alla vera e propria analisi dei dati, capaci quindi di dare importanti informazioni che devono poi essere trasmesse ai diversi rami aziendali. Le informazioni devono essere divise e poi aggregate prendendo in considerazione diversi elementi. Pertanto i dati saranno analizzati tenendo in considerazione i principi di analisi statistica. Ecco perché non ci si può improvvisare analisti.
Quanto si guadagna e in quali settori è richiesta la presenza di una professionista Big Data?
Il mercato di questa professione è in costante crescita e la stessa è prevista al rialzo. A tale proposito, il Bureau of Labor Statistics degli Stati Uniti ha calcolato che la crescita delle aziende che assumono un professionista per i Big Data è del 57%, dato rilevante se raffrontato alle perdite delle realtà economiche che decidono di rinunciare a questa figura specializzata. Anche i dati sulle retribuzioni arrivano prevalentemente dagli Stati Uniti dove questa professione è già una realtà consolidata. Si calcola che annualmente il reddito di un professionista del settore sia di 100.000 dollari, in Europa ancora non si arriva a tali cifre, ma il reddito è in costante crescita. In Italia lo stipendio per professionista junior dei Big Data varia da 30.000 a 50.000 euro l'anno, molto di più guadagna chi ha già una certa esperienza, che può arrivare a 99.000 euro. La cosa che però sorprende di più è il gender gap, ridotto rispetto a quello di altri settori, in cui le donne rappresentano ben il 41% dei Big Data Analytics, mentre gli uomini il 59%. Il dato economico diventa interessante se si calcola che in Italia il reddito medio di un lavoratore è di 16.032 € l'anno. I settori in cui sono maggiormente impiegati sono diversi e sorprende il fatto che anche le Pubbliche Amministrazioni e Aziende Sanitarie stiano incrementando la presenza di analisti. Ovviamente il settore che fa maggiore uso di questo professionista è quello delle ICT, cioè Information & Communication Technology, seguono banche e assicurazioni che hanno bisogno di profilare le esigenze dei clienti e proporre contratti che siano interessanti per gli stessi e fornire un profitto. Questo settore è caratterizzato da una forte concorrenza e poco margine per proporre prodotti diversi, ecco perché a fare la differenza sono i piccoli dettagli che possono emergere solo da un'attenta analisi dei dati. Minore interesse invece è dimostrato, per ora, dal settore manifatturiero. Tra le aziende che non riescono a far a meno dell'analisi dei dati vi sono Facebook e Linkedin, anzi è stato rilevato che le esperte di Data Science sono pagate più degli ingegneri informatici. È già stato calcolato che entro il 2018 la domanda di professionisti ed esperte in Data Science sarà superiore del 40-60% rispetto all'offerta, proprio per questo, numerose università stanno mettendo a disposizione corsi post-universitari e Data Science Master per fornire una formazione adeguata a coloro che vogliono entrare in questo mercato e le donne sono particolarmente richieste.
Progetti futuri per le donne che entrano nel mondo dei Big Data
I Big Data al femminile possono portare innovazione e soprattutto fornire uno sviluppo ulteriore dei dati. Infatti, tra i progetti futuri che risultano particolarmente interessanti vi è quello di Melinda Gates e Bill Gates, leader della Microsoft che, nella possibilità di sfruttare i dati raccolti in rete, rientra di sicuro tra le aziende esperte nel settore. Il loro progetto prevede di utilizzare i Big Data, non semplicemente per analizzare bisogni e tendenze di consumo, ma per migliorare la vita di milioni di donne nel mondo. Melinda Gates afferma che nonostante il notevole sviluppo dell'analisi dei dati basati sulle ricerche e sugli acquisti in internet, vi sono degli spazi lasciati vuoti e spesso questi sono attinenti al mondo femminile. Sottolinea Melinda che, ad esempio, mancano completamente i dati sul contributo economico e sociale delle donne nelle famiglie, nella società e in tutti quei Paesi dove tale mancanza è evidentemente il simbolo del lentissimo sviluppo economico, tecnologico e, senza dubbio, culturale. Pertanto, la mancanza dei dati si riflette sulla capacità di mettere in campo vere politiche per la parità di genere.
Il progetto sui Big Data di Melinda Gates e della Fondazione Bill and Melinda Gates da lei presieduta, mira a rendere visibile l'invisibile. Questo è solo un esempio di donna che in questo mondo "naviga", e lo fa da un punto di vista sicuramente eccellente.
Tuttavia, anche in Italia altre realtà iniziano a farsi strada come Eufemia Scannapieco che dal Sud, e precisamente dalla Costiera Amalfitana, con il suo lavoro di Digital & Social Media Strategist usa i Big Data per offrire alle aziende una reale possibilità di collocarsi sul mercato in modo vincente. Oppure Barbara Vecchi che da psicologa diventa imprenditrice di Big Data. Insomma lo spazio per le donne c’è, basta prepararsi ed occuparlo.
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