Francesca Fedeli a tre anni dalla partecipazione al GammaForum. Successi e sviluppo dell'azienda
Le startup femminili in Italia sono in crescita come non mai, nonostante le barriere che tuttora persistono. Le donne lo dimostrano attraverso le loro imprese di successo, frutto di buone idee, rischi corsi, errori commessi, fiducia conquistata e un duro lavoro quotidiano.
Il maggiore rispetto della parità di genere contribuirebbe senz’altro a un maggiore sviluppo economico e produttivo del nostro paese.
Il GammaForum e il suo Premio per l'imprenditoria femminile innovativa raccontano e premiano queste “imprese”, in tutti i significati possibili, valorizzando gli esempi eccellenti di donne e imprenditrici, offrendo visibilità e prestigio alle partecipanti, in un circolo virtuoso che alimenta la forza e il talento femminile nell’interesse economico e sociale di tutti.
Assodonna accompagna anche quest’anno il prestigioso evento GammaForum e il suo Premio, giunto all’undicesima edizione e in programma al Sole 24Ore di Milano per il prossimo 15 novembre, proponendo interviste a donne imprenditrici di talento già premiate nelle precedenti edizioni.
Tra le imprenditrici che nel corso degli anni hanno partecipato e trovato in GammaForum un’autorevole vetrina, utile anche in termini di fundraising c’è Francesca Fedeli, ideatrice e co-founder della startup "Mirrorable”e la piattaforma web interattiva di terapia riabilitativa da casa. In seguito al Premio Gamma Donna, racconta Francesca, e alla grande risonanza mediatica della giornata, si sono succeduti una serie di eventi che hanno moltiplicato le nostre iniziative e portato Fightthestroke a crescere in maniera organica, grazie alla valenza reputazionale conquistata e alla ferrea volontà di trovare una soluzione effice per le famiglie di giovani con Paralisi Cerebrali Infantili. Miraggio in cui siamo riusciti.
La start up innovativa di Francesca Fedeli realizza il sogno di tante mamme
Francesca si laurea con successo in Agraria all’Università di Bologna e lavora per anni in grandi aziende alimentari. La sua vita, come quella di moltissime donne, cambia radicalmente quando nasce suo figlio Mario. La sua, però, cambia in modo particolare perché Francesca si trova subito ad affrontare una dura prova da mamma: a suo figlio, a dieci giorni dalla nascita viene diagnosticato un ictus perinatale avvenuto probabilmente durante la gestazione. È qualcosa d’imprevedibile che, interessando il cervello, può comportare gravi conseguenze a livello motorio, come nel caso di Mario.
A questo punto i programmi di Francesca cambiano, l’impatto della nascita è diverso da quello che immaginava, le domande sul perché e sul futuro sono sempre più presenti, insieme ad emozioni e sentimenti che segnano la fatica inziale dell’accettazione del problema e il conseguente bisogno di farsi aiutare. Francesca e suo marito si trovano inizialmente ad affrontare una condizione che accomuna molte famiglie con figli disabili: la solitudine e il disorientamento. Nel frattempo, però, Mario inizia ad essere seguito da ospedali e servizi territoriali e a compiere sedute di fisioterapia e riabilitazione che si mostrano sin da subito molto faticose, sia per la cura in sé, sia per l’allontanamento del bambino dal suo nucleo familiare e domestico.
Francesca segue costantemente Mario con cui condivide la vita di tutti i giorni e ha modo di osservarlo e notare le sue potenzialità. Da qui il suo bisogno di dargli altre opportunità terapeutiche integrandole alle cure tradizionali. Resasi conto che le sue necessità non corrispondevano alle reali possibilità fornite dal contesto sociale, Francesca diventa la protagonista stessa del suo cambiamento e si attrezza per trovare una soluzione partendo da uno studio già esistente: quello sui neuroni a specchio. Queste speciali classi di neuroni si attivano quando un individuo compie un’azione, ma anche quando si osserva la medesima azione compiuta da qualcun altro.
Ed è così che nasce Mirrorable: una startup innovativa di cui Francesca è co-fondatrice insieme al marito Roberto D’Angelo. Mirrorable nasce tra il 2016 e il 2017 e si sviluppa dall’associazione “FightTheStroke” di cui sempre Francesca è co-fondatrice. Questa piattaforma web interattiva consente un modello unico, integrato e alternativo di terapia riabilitativa, proponendo delle video-storie ai bambini che hanno subito danni cerebrali in una fase molto precoce, con impatti a livello motorio. Una teleriabilitazione dunque, che può essere fatta comodamente da casa, con la vicinanza dei familiari, grazie al semplice utilizzo di una TV e di una connessione web, dove i bambini possono esercitarsi insieme ad altri con bisogni simili. Una start up innovativa a vocazione sociale che mette in atto un altro importante principio: quello dell’educazione fra pari perché così i bambini possono conoscersi, sentirsi meno soli vedendo che c’è qualcuno nella loro stessa situazione e aiutarsi a vicenda condividendo il processo riabilitativo. Una startup innovativa a cui Francesca adesso si dedica a tempo pieno e che ha fatto in questi anni molti passi avanti grazie alla ricerca e alla tecnologia. Ha inoltre ricevuto importanti premi e riconoscimenti internazionali ed ha aiutato moltissime famiglie e i loro bambini.
Una storia di autodeterminazione femminile, di solidarietà, di donna, di professionista di successo e di mamma che ha saputo reagire al trauma con forza trasformandolo in speranza e opportunità per se stessa, per il proprio figlio e per le tante famiglie nella sua stessa situazione. In questa intervista Francesca ci parla in maniera più approfondita della sua startup.
Intervista a Francesca Fedeli, ideatrice e co-founder di Mirrorable
1. Come avete ottenuto i finanziamenti iniziali per avviare Mirrorable?
Mirrorable nasce dal sostegno e dall’appoggio di familiari, amici e grandi aziende. Abbiamo ottenuto investimenti a fondo perduto grazie alla partecipazione a dei bandi.
2. Quali sono gli obiettivi che negli anni siete riusciti a raggiungere e che hanno permesso alla startup di resistere sul mercato?
Quello che ci ha permesso di resistere è innanzitutto il reale bisogno di famiglie con bambini disabili di non essere lasciate sole, di condividere e di essere connesse colmando i gap che ci sono tra i servizi territoriali e le utenze. Con il nostro progetto abbattiamo loro i costi del 50%. Abbiamo poi avuto dei feedback molto positivi e dato una evidente validità scientifica alla nostra idea: un progetto clinico ha infatti dimostrato che grazie all’algoritmo da noi studiato, che accoppia i bambini secondo affinità, si può raggiungere il 26% in più di miglioramenti motori rispetto alla riabilitazione tradizionale. Inoltre, grazie ad una ricerca dell’Università Cattolica di Milano, abbiamo notato che più i genitori sono stati coinvolti nel processo riabilitativo, più i bambini si sono dimostrati performanti. Le nostre continue ricerche, l’intelligenza artificiale, la tecnologia e il nostro lavoro d’equipe in particolare, hanno permesso di abbattere sempre di più i costi con studi all’avanguardia ed essere quindi competitivi sul mercato economico.
3. Quali e quante sono le figure professionali che lavorano in Mirrorable?
Assumiamo professionisti di varie professionalità in funzione dei progetti attivati, ad esempio il team che ha lavorato allo sviluppo di Mirrorable era composto di nove persone. Io mi occupo dell’aspetto gestionale dell’azienda, mio marito invece tratta la parte tecnologica, poi abbiamo team tecnici e scientifici composti in particolar modo da neuroscienziati. Collaboriamo inoltre con Università, medici, fisioterapisti, psicologi, educatori e pedagogisti.
4. Quali sono i prossimi sviluppi della start up? Vorreste rivolgervi anche a famiglie che si trovano oltre i confini italiani ed europei?
I nostri obiettivi principali sono quelli di trovare sistemi che raggiungano più famiglie possibili, in particolare quelle italiane che si trovano in zone dalle quali è difficile raggiungere i servizi del territorio, aiutandole a colmare questo gap e ad abbattere sempre più i costi della riabilitazione in termini economici e di tempo. Un’importante iniziativa che speriamo di poter ripetere è quella dell’organizzazione dello “Sport Camp intensivo Mirrorable” che si è svolto per la prima volta quest’estate a Milano e che ha visto arrivare anche bambini dagli stati Uniti, fin dall’Alaska. Abbiamo dunque constatato che ci sono altri Paesi che hanno le nostre stesse necessità e che avrebbero bisogno di condividere le esperienze e di integrare le tradizionali cure riabilitative, pertanto vorremmo rivolgerci in futuro anche a loro. Inoltre siamo riusciti a capire che questo tipo di studio e di tecnologia possono rivolgersi anche ad altri tipi di target, come ad esempio gli anziani.
5.Quali strategie mette in atto e quali consigli si sente di dare alle giovani donne che, come lei, si trovano ad affrontare la sua stessa situazione senza trascurare la propria individualità e professionalità?
Personalmente passando da una professione all’altra ho utilizzato il mio background professionale per riproiettarlo in un altro settore e amplificare le mie conoscenze pregresse, perché niente va perduto. Se c’è una lezione che ho imparato dalla vita e da mio figlio è che bisogna considerare quello che abbiamo come un dono e quello che ci manca come un’opportunità. Il mio consiglio è dunque quello di reinventarsi, di usare i propri punti di forza, di avere coraggio e iniziativa. Credo che la parità di diritti, in alcuni casi, sia stata raggiunta in famiglia e per questo penso che sia molto importante per una donna (che è anche la caregiver principale) continuare a lavorare e a dedicarsi a sé stessa. Per questo è altrettanto importante avere accanto un uomo che sia disponibile a trovare insieme il giusto equilibrio e la giusta compensazione. È necessario venirsi incontro in una società che richiede tanto per tutti, per tutti i bambini, a maggior ragione per quelli con bisogni speciali. I nostri figli non potranno che beneficiare di tutto questo e per noi donne sarà soddisfacente.
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