Chi è Margherita Pagani
Margherita Pagani, o come preferisce essere chiamata Meg, è un’imprenditrice che ha saputo conciliare lo sviluppo sostenibile con il sociale, stando sempre al passo con la tecnologia, utilizzandola come supporto.
Meg è la fondatrice di ImpactOn, una piattaforma web dove vengono inseriti progetti significativi (selezionati da lei e dal suo team) che hanno un impatto ambientale positivo, un vero e proprio network di buone prassi.
Così facendo, è dato modo a chiunque di poter replicare questi progetti funzionali, per contribuire al sostentamento autonomo di organizzazioni, villaggi, associazioni o aziende.
Essendo stata anche scelta da Forbes tra i 30 under-30 da tenere d’occhio in tutta Europa, per noi di AssoDonna è stato un piacere farci raccontare direttamente dai lei i passi con cui ha raggiunto questo successo.
Può darci un breve quadro del suo background e dirci quali sono stati i momenti più rilevanti che hanno inciso sulla sua vita di imprenditrice globale?
Sono nata nel 1988 a Seveso, sono stata pallavolista professionale per 12 anni e ho studiato presso l’accademia delle Belle Arti a Milano. Durante quegli anni ho preso parte al programma Erasmus+ andando a studiare per un anno a Bilbao. Grazie allo sport ho capito l’importanza del team e di quanto lavorare bene in gruppo sia fondamentale per raggiungere gli obiettivi prefissati. Purtroppo, ho smesso di giocare perché sentivo che dentro di me stavano nascendo delle passioni ancora più profonde: lo sviluppo sostenibile, le questioni umanitarie, l’inclusione sociale e la tecnologia.
Nella primavera del 2011 mi sono laureata con una tesi su Arte, Psicologia e Sociologia, a quel tempo non avevo la più pallida idea di cosa fare, mi sentivo un po’ persa. Più tardi ho trovato una frase che si addiceva perfettamente a quel periodo:
“Quello che tu stai cercando, sta anche cercando te. Se gli dai il tempo, se riesci a fermarti e a calmarti affinché ti possa trovare, alla fine ti troverà”.
Perché era un momento in cui facevo mille cose insieme e non riuscivo comunque a trovare il mio cammino per il futuro.
L’anno successivo alla mia laurea ho iniziato a viaggiare in giro per il mondo, per studiare i modelli che migliorano l’impatto sociale e lo sviluppo sostenibile. Durante i numerosi viaggi mi sono resa conto di aver scoperto un fattore comune: dei movimenti che forniscono modelli funzionali con l'obiettivo di permettere alle persone di agire.
Ho deciso pertanto di approfondire questo tema, scoprendo che l’essere umano è portato a far star meglio le persone che soffrono. Purtroppo, questo risulta vero, fin quando non veniamo ricoperti da un’eccessiva quantità di informazioni, perché, a quel punto, ci rendiamo conto di non poterle soddisfare tutte. Allora ci blocchiamo: smettiamo di ragionare e di agire.
Qual è stato il momento in cui si è resa conto che dalle sue idee poteva nascere un’impresa globale, capace di incidere sul cambiamento?
Ci sono stati vari momenti significativi che hanno inciso su di me.
Uno di questi è Macao a Milano nel 2012, dove mi sono ritrovata in una situazione estremamente interessante e di grande ispirazione per me.
L’altra situazione illuminate è stata quella a cui ho assistito ad Idomeni (Grecia) nel 2015. Ero lì per assistere dei rifugiati, quando mi sono messa a parlare con delle donne che vivevano vicino al confine e queste mi hanno chiesto se potessi suggerire delle azioni utili a risolvere parte dei loro problemi. È stato un momento fulminante, come l’accendersi di una lampadina. Mi sono tornati in mente i progetti a cui avevo partecipato in America Latina, che si sposavano perfettamente con le loro esigenze.
Quindi da quel momento in poi ho iniziato a pensare e a chiedermi se ci fosse un’organizzazione che si occupasse di selezionare i progetti già vincenti in una qualsiasi realtà del mondo e che aiutasse altre persone a tradurli nel loro contesto.
Alla fine, dopo circa un anno e mezzo di ricerca approfondita, nel 2017, è nato ImpactOn.
L’organizzazione può essere definita come un ponte tra progetti funzionanti e persone, associazioni e aziende volenterose di applicarli, per aiutare altre comunità con realtà simili che hanno lo stesso problema e non sanno come risolverlo.
ImpactOn ha avuto il pregio di creare la cultura del cambiamento. Che metodo di lavoro utilizzate?
Si tratta di un ponte tra progetti che funzionano e chi li ha creati e persone o comunità/organizzazioni che vogliono applicarli nuovamente.
Tutto ciò permette la conoscenza dei progetti a livello internazionale e li rende super accessibili. Inoltre, vengono forniti tutti gli strumenti di accompagnamento per la replica. Per esempio, un progetto ad alto impatto sociale in Perù può essere replicato in un’altra qualsiasi parte del mondo, senza dover ripensare di nuovo dall’inizio a un progetto efficace.
Il nostro metodo di lavoro si fonda su uno stereotipo tipicamente italiano: “la ricetta”.
Andiamo ad analizzare tutti gli aspetti, vediamo quelli che sono da mantenere e quelli da adattare.
La metodologia si basa fondamentalmente su tre punti: 1) capire quali progetti hanno le caratteristiche per essere replicati “facilmente”; 2) tradurre la conoscenza di questi progetti in un formato che sia accessibile a persone che hanno più o meno esperienza e forniamo la guida step-by-step; 3) fare formazione su diversi fronti.
Come ha iniziato a creare il suo team per ImpactOn? Avete avuto bisogno di supporti finanziari?
Come detto anche prima, il 2016 è stato un anno di ricerca e l’anno in cui ho creato il dominio di ImpactOn, che all’inizio era solo un blog. Poi ho conosciuto uno dei ragazzi che ha inventato Blood4all (progetto per incoraggiare la donazione del sangue in luoghi atipici) e mi ha proposto un progetto pilota.
Questo progetto è andato benissimo e ho capito che potevo creare qualcosa di molto concreto in Europa: così ho deciso di stabilire la mia azienda, Blueprint for Impact, in UK.
Per il primo anno non è stato facile, soprattutto perchè ero affiancata da un mio amico dell’epoca con cui le cose non andavano.
Dal 2018 in poi, ho deciso di selezionare più profili competenti per ogni area. Da quel momento ci sono altre persone con me, mentre alcune non fanno più parte del team, tuttavia in progetti del genere è normale che questo accada.
Noi non abbiamo mai avuto alcun tipo di finanziamento, ma abbiamo sempre lavorato con le aziende e nell’ultimo anno ci siamo avvicinati molto a studenti che nelle università avevano trovato le basi teoriche e noi gli abbiamo dato gli strumenti pratici per rendere i loro progetti “actionable”.
Lei con il suo team sta collaborando con altri brand o associazioni? Quali sono i progetti che ritiene di maggiore valore?
L’organizzazione lavora con università e/o reti di studenti che vogliono imparare partendo da progetti che abbiamo in portafoglio; con delle aziende che ci vogliono sponsorizzare o dare delle borse di studio a ragazzi che vogliono replicare questi progetti o con delle aziende tipo Accenture.
Il nuovo capitolo di “Accademy”, che forma giovani e professionisti che vogliono apprendere l’impatto della sostenibilità, è sicuramente un progetto su cui puntiamo molto.
Per noi è importante fornire gli strumenti concreti da applicare al loro lavoro, per poter replicare modelli di sostenibilità. Vorremmo democratizzare l’accesso a questo tipo di contenuti e “best practise” in modo tale che tutti possano applicarlo.
Sappiamo che ha ricevuto parecchi riconoscimenti, ce ne può citare alcuni?
Il primo arriva a novembre 2016 quando vengo inserita nella lista di “Top 100 Visionary Leaders Leading us Toward a Better World [Under 30]” rilasciata da Real Leaders.
Più avanti, nel gennaio del 2018 arrivano due riconoscimenti importanti: sono inserita nella lista “Forbes 30Under30” (a livello Europeo) e in “30 Women to Watch in 2018” rilasciata da IoDonna.
Ad oggi è soddisfatta di quello che è riuscita a creare?
Ho capito che non si arriva mai ad essere realizzati, non si finisce mai di imparare e di migliorare se stessi. Tuttavia l’idea stessa di “auto-realizzazione” è da ripensare: il volere sempre arrivare al massimo può non essere un modello sostenibile, in special modo per noi donne.
So di essere dove voglio e dove mi ero prefissata di stare. Mi sto dedicando a cose che reputo importanti e a cui vorrei contribuire con le mie capacità e limiti.
Fortunatamente sono in contatto con persone molto stimolanti e che si muovono in una direzione del tutto simile alla mia.
Imprenditrice di successo: è così che viene spesso definita Meg Pagani.
Una giovane donna che si è rimboccata le maniche per arrivare a raggiungere obiettivi importanti e che nel lavoro non si ferma mai!
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