Cosa aspettano banche investitori a finanziare le startup femminili?
La crescita delle startup femminili in Italia, in termini percentuali, supera quella maschile. In America, benché le startup femminili siano in minoranza e come da noi, abbiano maggiori difficoltà di accesso al credito, stanno avendo una crescita due volte più veloce dello standard nazionale e le start-up tecnologiche guidate da donne offrono un ritorno sull'investimento del 35% più elevato, rispetto alle startup tecnologiche guidate da uomini.
Cosi ha affermato Esther Hare, nella dirigenza di Apple e sponsor esecutivo di Women@Apple il nuovo campo fondato da Apple per aiutare le donne a sviluppare app (a cui possono partecipare anche italiane) e riferisce che quest’anno c'è stata più attenzione sul numero e sul trattamento delle donne nella tecnologia in quanto il movimento #MeToo ha portato alla luce molestie sessuali e altri problemi che le donne hanno dovuto affrontare.
"Poiché Apple è la più grande azienda e ha così tanta potenza e voce, il fatto che si faccia avanti per le donne invia un enorme segnale", ha detto Kim Azzarelli, co-fondatrice e CEO di Seneca Women, in un'intervista. Il suo gruppo lavora per far avanzare le donne nell'economia e ha consigliato Apple nel suo nuovo programma. Se guardiamo alla storia di Internet in Italia, dalla nascita e alla sua evoluzione negli anni, vediamo solo un nutrito gruppo di ragazzi che coglie subito le opportunità della rete e fonda startup miliardarie (A Roma si comincia nel 1995 con venere.com poi venduta a Expedia), ma le donne nelle startup innovative non ci sono o quasi.
Dove erano le donne e perché sono assenti? Andiamo alla verifica dei fatti e vediamo qual era l’ andamento culturale di quegli anni per capire che cosa è cambiato.
Le donne hanno più problemi relativi ai tempi di lavoro
Si, è vero tuttora. Le donne devono sempre occuparsi dei figli, della casa e degli anziani. Il congedo parentale, nato in seguito alle riforme del diritto di famiglia, è poco utilizzato in quanto ad assentarsi dal lavoro ci perdono più gli uomini che guadagnano di più, che non le donne che hanno stipendi inferiori. Verificheremo ora con la nuova normativa sui congedi parentali del 2019 cosa succederà.
Le donne si orientano verso i settori cosiddetti femminili
Si, è tuttora vero per la gran parte. E’ ancora una minoranza quella che si rivolge ai settori emergenti. Se le donne fanno impresa scelgono di intraprendere small business meno complessi e impegnativi e si orientano verso i settori cosiddetti femminili, perché in altri non trovano spazio e perché è qui che hanno fatto esperienza ed è questa l’area di cui conoscono i bisogni. In genere non sono settori in forte crescita.
Le donne hanno meno credibilità degli uomini negli affari
Alcune socie dell’Aidda (l’associazione storica delle imprenditrici), che conducono le imprese lasciate loro dai padri, hanno raccontato che dovevano portare con sé un uomo, quando dovevano fare trattative importanti all’estero, per acquistare più peso negli incontri d'affari. E’ tuttora vero, se consideriamo le difficoltà che si trovano davanti per esempio nell’accesso al credito.
Hanno difficoltà nell’accedere a reti professionali.
Gli uomini che hanno rivestito ruoli importanti in grandi aziende costruiscono relazioni utili anche fuori dell’azienda. Le donne, che hanno occupato ruoli meno prestigiosi all’interno delle aziende, si muovono in reti professionali e imprenditoriali più piccole, spesso costituite da parenti e amici, più che da fornitori di servizi e hanno difficoltà a reperire persone altamente competenti.
Più di una piccola imprenditrice, alla domanda “Quale è stata la più grande difficoltà dei primi tempi dell’impresa” ha risposto che la difficoltà era stata quella di trovare un commercialista bravo e poi “una banca che capisca la mia azienda”.
Nelle imprese dirette da uomini, le donne si associano senza problemi.
Quando il capo dell’impresa è una donna l’uomo in genere è più restio. Purtroppo la realtà è che un uomo non è mai umile di fronte a una donna, se si tratta d' affari e di denaro, si sente un pò superiore. Se la donna riveste ruoli inferiori è pronto a farle mille complimenti.
Minori possibilità di accesso al credito
Per quanto l’avvio di un’impresa sia sempre difficile quale che sia il genere, per le donne è ancora più arduo. Si pensa che la donna non ce la farà a rimborsare, che magari avrà dei figli e non avrà tempo sufficiente da dedicare alla sua attività. In tutte le nostre interviste alle startup femminili le donne hanno confermato questa difficoltà.
Ciononostante, vediamo una percentuale sempre più significativa di startup innovative femminili
Dal 3° Rapporto Impresa in Genere dell’ Unioncamere risulta che le donne imprenditrici sono 1.300mila, un quinto dell’imprenditoria italiana e danno lavoro a circa 3milioni di persone.
Tra il 2010 e il 2015, le imprese femminili sono aumentate di 35mila unità. Il loro aumento rappresenta il 65% dell’incremento complessivo delle imprese italiane (+53mila imprese) e un tasso di crescita del 3,1% a fronte dello 0,5% degli imprenditori uomini).
La maggiore velocità d'espansione delle imprese guidate da donne, rispetto a quelle maschili, si riscontra in tutte le aree del paese. Il Centro è al primo posto (+6,3 contro +4%).
Le donne operano nel settore dei servizi, circa due terzi nel settore primario (agricoltura, silvicoltura e pesca), 17% delle imprese femminili contro solo poco più dell’11% di quelle maschili.
Sono in crescita le imprese femminili legate al mondo digitale, dove sono aumentate del 9,5% contro la crescita del 3% del totale e nelle startup innovative, dove in cinque anni sono passate dal 9,1% del totale al 15,4%. Tra le attività maggiormente diffuse, la produzione di software e consulenza informatica, ricerca e sviluppo e fornitura di servizi di ICT. Il 14% delle imprenditrici ha meno di 35 anni e impiega 2,2 addetti.
L’Indagine europea Vistaprint ha esaminato il problema del fallimento. Dal rapporto risulta che le donne temono il fallimento più degli uomini, ma cessano meno le attività rispetto agli uomini. Pertanto le start up delle donne falliscono meno di quelle degli uomini. Mettono le tasse onerose rispetto ai guadagni limitati e il disaccordo tra i soci tra le prime cause del fallimento, da cui hanno imparato che bisogna essere più dirette.
Che cosa sta spingendo le donne, nonostante tante difficoltà, a intraprendere?
L’ambizione delle donne, il bisogno crescente di auto-realizzazione, la migliore istruzione (studiano molto e si laureano a pieni voti), la rinascita dei movimenti femministi, l’apporto del movimento #Metoo, il coraggio di denunciare le situazioni di malessere e di uscirne, l’accrescere della consapevolezza di sé, lo sviluppo delle start up che comincia a creare nuovi modelli di ruolo femminile, la consapevolezza generale delle capacità delle donne che sta emergendo nella società, per quanto frenata ancora dalla cultura maschilista,qualche legge che tiene più in considerazione le loro problematiche e i maggiori supporti per le startupper (abbiamo appena parlato di Apple), tutto questo fa si che le donne si stiano lanciando al galoppo in startup e imprese innovative.
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