Empowerment femminile e differenze di genere
Empowerment femminile e differenza di genere hanno una lunga storia. Molti anni fa, correva l’anno 2000, alla presentazione del libro “Soffitto di vetro e dintorni” frutto di una ricerca con colleghe della scuola di management in cui lavoravo, una imprenditrice del pubblico mise in evidenza un elemento: “Voi continuate a sottolineare la nostra differenza, ma io è tutta la vita che cerco di dimostrare che ho le stesse potenzialità di un uomo”.
In questa semplice frase c’è una contraddizione che noi donne dobbiamo sempre affrontare: riconoscerci diverse a volte implica una sorta di svalutazione , una differenza in negativo che può dare ragione a chi cerca di tenerci lontano da posizioni organizzative interessanti e di potere.
Stima di sé ed empowerment vanno di pari passo
Eppure, a mio parere, è proprio questa differenza, pur sapendo ovviamente che non tutte le donne sono uguali, che deve essere esplorata per due ragioni.
La prima è che alcun aspetti frequenti nei comportamenti al femminile possono essere di ostacolo. Il primo, approfondito anche in diversi lavori accademici è la capacità di autovalutazione. Spesso le donne sottostimano le proprie capacità e competenze mirando ad un modello di ruolo frequentemente irraggiungibile. In questa attitudine è complice la società che mostra sempre una perfezione anche estetica assolutamente inarrivabile. La capacità di auto-valutarsi in modo corretto è fondamentale sia per la carriera aziendale, ma anche per i percorsi autonomi, per fissare degli obiettivi credibili e, soprattutto, chiedere dei giusti compensi. In un libro di qualche anno fa “Le donne non chiedono” questi meccanismi erano ben esplorati. Oggi, nelle proposte formative che come Wise Growth, proponiamo, questo aspetto è centrale, insieme alla capacità di creare un network propositivo e di costruire una propria capacità di impatto, legata alla specifica personalità.
Dimensione femminile e cura delle persone
La seconda ragione è relativa ad una dimensione del femminile legata all’attenzione per le persone, probabilmente derivata dalla profonda capacità di cura. Anche in questo caso, e lo sottolineo sempre, le donne non sono tutte uguali, ma c’è una cifra relazionale che è profondamente femminile. Questo aspetto mette in luce una capacità di costruire strategie imprenditoriali più ampie, dove la dimensione della responsabilità sociale è spesso presente, se non addirittura l’oggetto stesso del prodotto / servizio proposto. Non è un caso che la presenza femminile nel management, in modo molto approssimativo, cala via via che questo aspetto scompare. Totale nel no profit e nelle aziende di servizi sociali, meno marcata nei servizi, rara nella manifattura, pressoché assente nelle società di consulenza, a dimostrare che culture organizzative diverse valutano in modo differente le competenze specificatamente femminili.
la capacità di cura è una dimensione del femminile molto positiva in un’epoca di ripensamenti dei modelli di sviluppo che potrebbe costituire una spinta innovativa in molti contesti.
Empowerment femminile e stereotipi culturali
Queste differenze però, come dimostrano i dati, non sono molto valorizzate nei percorsi di carriera aziendale e di promozione sociale in generale. Le donne, soprattutto italiane, ma è un tema cross-culturale, continuano a fare fatica ad acquisire posizioni di potere.
La logica dell’”empowerment” risponde proprio a questa evidenza: aiutare le donne ad acquisire potere, per agirlo nel migliore dei modi. Un percorso di questa natura parte dalla necessità di capire quali siano i meccanismi che tengono lontane le donne, perché sono molteplici e ancorati alle culture di contesto. Diffuso è lo stereotipo che è impossibile conciliare posizioni di potere con i desideri della cura (non le definisco incombenze perché molte donne desiderano agire attivamente il loro ruolo di madre, pur nella condivisione di un ruolo paterno che è sempre più agito dai compagni di strada), una deformazione di visione che sta cambiando nel tempo con le nuove generazioni sia di donne che di manager. Questa dimensione riguarda quindi i contesti sociali ed organizzativi e la necessità di proporre nuove modalità di azione.
Cosa significa trovare le strade per il self-empowerment
Ma c’è un tema fondamentale che riguarda le donne stesse e che ha costituito una parte importante della mia vita professionale: trovare le strade di self-empowerment, che significa in primo luogo consapevolezza delle trappole auto-limitanti in cui spesso cadiamo e che prosegue con una capacità lucida di mettere in atto delle azioni verso sé stesse di promozione, corretta e professionale, che diventi competenza di impulso a cambiare e a far cambiare la visione di sé stesse. A questo si accompagna una costruzione attiva del proprio percorso professionale o strategico imprenditoriale, con una visione corretta sia del contesto che di sé stesse, per sfruttare al pieno ogni occasione di sviluppo.
Spesso le donne sono restie ad accettare questa visione “push” della propria carriera, e con questo termine non intendo solo nel contesto aziendale, ma anche in quello imprenditoriale. Prediligono avere un mentore che sostenga, qualcuno che scopra le loro potenzialità, interpretando le azioni sopra delineate come una sovraesposizione deleteria. Certamente è necessario un equilibrio, ma la capacità di leggere, interpretare ed agire i fenomeni di esclusione è fondamentale per cambiare le cose.
Nelle attività formative e di coaching che negli anni ho avuto la fortuna di proporre ho potuto constatare che questa visione dell’empowerment è molto apprezzata ed utile. Una modalità di costruire quell’equilibrio spesso difficile tra i doveri verso la società, sé stesse, la famiglia e il piacere di trovare una motivazione interiore profonda.
M. Cristina Bombelli
Presidente WIse Growth
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